25° Giorno - Amelia

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• Lia™
CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 22:29




25° Giorno: Amelia



Il silenzio sembrava voler protrarsi a lungo. Troppo a lungo. Dio, che imbarazzo.
Erano circa dieci minuti che non osavo alzare lo sguardo dalla mia pizza, e man mano che i pezzi scomparivano la tensione aumentava: che potevo dire una volta finito di mangiare?
Azzardai un'occhiata supplichevole a Mel, tranquilla e beata alle prese con la sua diavola, apparentemente a proprio agio anche in una situazione del genere. Mi chiedevo come ci riuscisse, visto e considerato che a me bastava uno sguardo appena più intenso per sprofondare nella vergogna più nera. Dato che non sembrava essersi accorta che la stavo fissando, mi azzardai a rifilarle un calcetto da sotto il tavolo, pregando che non si mettesse a strillare, e per fortuna la mia amica alzò gli occhi senza emettere suono.
Mi nascosi dietro il bicchiere e fingendo di bere alzai le sopracciglia con fare eloquente nella sua direzione e poi in quella di Axel, assorto nella muta contemplazione della parete di fronte. Mel annuì, poi si voltò verso il ragazzo, riportandolo alla realtà.
«Allora, Axel» disse sottolineando il suo nome in un modo che non mi piacque per niente. «Studi filosofia, giusto?»
«Sì, sono nello stesso corso di Amelia» rispose gettandomi una breve occhiata. Neanche a dirlo, arrossii. Fra tutte le domande che avrebbe potuto porgli, Mel aveva scelto la più stupida e retorica. Gemetti fra me e me.
«A-ha, giusto. E in poche parole cosa studiate?» continuò tranquilla la mia amica spingendo via il cartone vuoto della sua pizza.
Per poco non le sbuffai in faccia: chissà quante volte le avevo raccontato dei miei studi e di cosa succedeva in classe, e mai una volta che mi avesse prestato attenzione per più di cinque secondi.
«Be', immagino che Amelia te l'abbia accennato» ribatté prevedibilmente Axel. «In pratica, tutto si fonda sul...»
«Giochi a calcio, giusto?» lo interruppe con indifferenza Mel rimirandosi le unghie.
Appunto.
Le rifilai un altro calcetto come punizione e questa volta lei mi fulminò con gli occhi, sforzandosi per non gemere di dolore. Ops. Troppo forte.
Axel sembrava ancora interdetto dall'inaspettato cambio d'argomento. «Be', sì... sono in una piccola squadra, ogni tanto facciamo pure qualche partita contro altri ragazzi, per lo più la domenica...» rispose, esitante.
«E siete tutti fatti così bene?» sogghignò Mel fissandolo senza vergogna, appoggiata alla tavola con i gomiti.
Stavolta la gamba mi scattò senza doverci nemmeno pensare.
«Ahia! Ma che ho detto?» si lamentò lei abbassandosi per massaggiarsi la caviglia.
Assottigliai gli occhi e le lanciai un'occhiata alla “un'altraparolaetispalmoinfaccialapizza”; fortunatamente, Mel recepì il messaggio al volo e si zittì, cominciando a giocherellare in silenzio con i suoi capelli.
Mi pentii all'istante di averle imposto di tenere la bocca chiusa perché ora si era tornati al punto di partenza, e avendo finito anch'io la pizza non avevo più modo di tenere lo sguardo basso. E ora?
«Dunque, che vuoi fare stasera?» esordì all'improvviso Axel. Per poco non mi soffocai con un pezzo di crosta e Mel fu costretta ad alzarsi per battermi energiche manate sulla schiena.
«S-stasera? Cosa... cosa intendi?» tossii fissandolo con gli sbarrati e lacrimanti.
«Non so quanta voglia tu abbia di studiare, ma io preferirei di gran lunga guardarmi un film o qualcosa del genere» rispose stringendosi nelle spalle.
«Oh!» esclamai, sollevata. Ma che mi veniva in mente? Axel non aveva certo pensieri maliziosi come Mel e Tom. Ecco, era sicuramente colpa di Melodie che mi aveva messo in testa idee del genere!... Mi ripromisi di dirgliene quattro alla prima occasione.
«Certo, il film va benissimo, nemmeno io ho voglia di prendere in mano i libri» risposi con un gran sorriso.
«Perfetto! Ti lascio libera scelta, e... Melodie?» disse improvvisamente serio rivolgendosi alla mia amica, che sembrò ricomporre la propria espressione in fretta e furia. Non mi riusciva difficile credere che avesse osservato lo scambio di battute con uno dei suoi soliti sorrisi maliziosi.
«Sì, hai ragione, è ora che mi levi dai piedi» rise alzandosi fluida in piedi. Impallidii. Se ne sarebbe andata? Mi avrebbe lasciata sola? Oddio, sarei morta dall'imbarazzo! Certo, me l'ero cercata, però...
«No, no, a dire la verità volevo chiederti se avevi voglia di fermarti ancora un po'» rispose precipitoso Axel alzandosi a sua volta e cominciando a sparecchiare. Accorgendomi di essere l'unica ancora seduta, scattai in piedi di botto quasi rovesciando la sedia.
«Grazie mille, ma ho un paio di disastri ambulanti che mi aspettano a casa» sorrise Mel stiracchiandosi.
«Sicura?» la incitai io, disperata.
«Certo, non ti preoccupare. Non voglio che mi allaghino casa, perciò è meglio che mi muova» e accertandosi che Axel fosse di spalle mi fece l'occhiolino.
“Datti da fare” mimarono in silenzio le sue labbra prima che si allontanasse per prendere la borsa.
«Bene, grazie ancora per l'ospitalità, è stato un piacere rivederti, Axel» salutò Mel sulla soglia di casa stringendo la mano al ragazzo.
«Il piacere è mio, torna quando vuoi» ricambiò lui investendola con un sorriso a dir poco adorabile.
«Ci puoi contare! Lia...» mormorò con una nota di tristezza voltandosi verso di me. «Chiamami, d'accordo? Per qualunque cosa, non ti far scrupoli anche se sono le due di notte. Se ti serve qualcos'altro da casa dimmelo, te lo porterò subito» promise abbracciandomi stretta.
«Grazie, Mel. Ti voglio bene. Torna presto» sussurrai contro la sua chioma profumata.
«Stai tranquilla e rilassati, andrà tutto bene» replicò in un bisbiglio quasi inudibile scatenando in me un'ansia improvvisa. Che significava quel suo “andrà tutto bene”?
Prima che potessi chiederglielo, Melodie sciolse l'abbraccio e si allontanò a passo sostenuto verso la sua auto, lasciandomi basita e imbronciata. Mai una volta che si esprimesse chiaramente, cavolo!
«Axel, trattamela bene, mi raccomando!» gridò salutandoci con la mano prima di entrare in macchina.
«Tranquilla, è in buone mani» rise lui ricambiando il cenno.
Entrambi rimanemmo sull'entrata a puntare lo sguardo attraverso le tenebre sempre più fitte finché la piccola Mini non scomparve dietro l'angolo, lasciandosi dietro uno dei silenzi più rumorosi della mia vita.
«Rientriamo?» domandò a quel punto Axel precedendomi. Annuii, mi lanciai un'ultima occhiata alle spalle e mi chiusi tristemente la porta alle spalle. Poteva sembrare impossibile, ma quella pazza scatenata della mia coinquilina già mi mancava.
«Allora, guardiamo questo film?» chiese allegramente il ragazzo guidandomi in salotto. Si inginocchiò accanto alla tv e spalancò con sicurezza le ante del mobile antico uguale a quello dei genitori di Mel. All'interno, almeno un centinaio di dvd, tutte copie originali, erano allineati sui due ripiani paralleli e sembravano non finire mai.
Mi lasciai sfuggire un fischio d'ammirazione, mi inginocchiai anch'io accanto al ragazzo, evidentemente compiaciuto, e percorsi con lo sguardo più volte i tanti titoli.
«Però» esalai, ammirata. «Fai la collezione?»
Axel scrollò le spalle. «Mi piace il cinema casalingo» rispose con semplicità.
«Ho libertà di scelta?» sorrisi scoccandogli un'occhiata in tralice.
«Certo, prendi quello che vuoi! Io li ho già visti tutti almeno tre volte».
«Ottimo. Dunque, vediamo...»
C'era davvero l'imbarazzo della scelta. Alcuni titoli li conoscevo bene, altri li avevo solo sentiti nominare, altri ancora non immaginavo nemmeno esistessero.
«Facciamo... questo» ed estrassi una custodia per osservarne la copertina.
«Ti piacciono i musical?» ridacchiò lui prendendomelo delicatamente dalle mani.
«Mi piace il protagonista» risposi sinceramente.
«E allora musical sia» sospirò lui abbagliandomi con un sorriso favoloso che mi fermò il respiro. Si alzò sciogliendo con disinvoltura i muscoli irrigiditi delle gambe, accese la tv, un bestione enorme che aveva ben poco da invidiare allo schermo di un cinema, e inserì il disco nel lettore, che ronzò soddisfatto.
Poi mi fece segno di sedermi sul grande divano in pelle, imitandomi subito dopo che ebbi obbedito. Mio malgrado, ero estasiata dai suoi modi di fare. Quanto a galanteria, pochi sarebbero riusciti a superarlo.
Non appena apparvero i primi trailer, investendomi con l'elevata potenza di un impianto audio non indifferente, Axel si allungò a spegnere le luci e una penombra vagamente inquietante calò su di noi. All'istante, l'agitazione si impossessò di me. Non potevo farci niente: lì, al buio quasi completo, a nemmeno venti centimetri dal ragazzo più carino del mio corso, il mio cuore prese a battere velocissimo, tanto che temetti Axel potesse sentirlo. Non sapevo se fosse una reazione normale il fatto che mi si rizzassero i capelli sulla nuca e un fastidioso brivido freddo mi corresse lungo la schiena, e non potei che ricordare quel pomeriggio al cinema, con Bill...
Emettei un sospiro tremante e mi strinsi le ginocchia al petto. Ero sicura che le sensazioni che avevo provato fossero molto differenti e decisamente più gradevoli, ma non mi dispiacque molto sentirmi diversa: riviverle ora mi avrebbe fatto solo male.
Appoggiai il mento sulle gambe e mi sforzai di concentrarmi sulla trama per non pensare ad altro, anche se tutto ciò che riuscivo a fare era guardare lo schermo senza vederlo.
«Hai freddo? Vuoi che alzi il riscaldamento?» domandò premuroso Axel a cui non era certo sfuggito il mio brivido.
«No, tranquillo, sto bene così» gli sorrisi timidamente e mi voltai di nuovo verso lo schermo.
Con un cenno nervoso del capo sgombrai la mente e lasciai che i pensieri meno piacevoli galleggiassero pigramente agli angoli della mia mente, dove non potevano dare fastidio.
Non seppi capire con precisione quando accadde, ma ad un certo punto la canzone spensierata che una ragazza stava cantando sfumò dolcemente lasciandomi precipitare in un buio confortevole. Chiusi gli occhi e mi lasciai scivolare.
Mi risvegliai appena un secondo dopo – o almeno così mi parve – quando mi accorsi che tutto era silenzio. La canzone era finita, e anche il film; la tv era spenta e silenziosa. Aprii gli occhi di scatto, ma vidi tanto quanto se li avessi tenuti chiusi: ero immersa nel buio. Me li strofinai con energia e mi guardai intorno, chiedendomi dove mi trovassi. Un dolore sordo al collo mi comunicò di aver dormito in una posizione piuttosto scomoda ed effettivamente, tirandomi su, capii di essere ancora seduta sul divano, appoggiata a...
«Ti sei svegliata?» sussurrò una voce gentile a pochi centimetri da me.
Sobbalzai. «Axel! Oddio, scusami, non volevo addormentarmi! Ho avuto delle brutte nottate di recente, devo avere del sonno arretrato... Oh, cavolo, che vergogna» balbettai affondando il viso nelle mani. Un paio di dita delicate sciolsero la presa sul mio viso, facendomi arrossire ancora di più.
«Non devi preoccuparti, capiterebbe a tutti in una situazione come la tua» lo sentii sorridere. Ora che mi ero un po' abituata all'oscurità, i contorni del viso di Axel spiccavano come un'ombra più scura sullo sfondo della finestra luminosa proprio alle sue spalle. Con un fremito, mi accorsi di quanto mi fosse vicino, e il pensiero di Bill mi fece ritrarre le mani dalle sue come mi fossi scottata.
«Ehm... hai finito il film? Perché mi sembrava interessante, mi piacerebbe guardare il finale» balbettai in tono fintamente leggero stiracchiandomi in modo esagerato.
«A dire la verità l'ho già riguardato» ribatté Axel in tono più duro. «Ma se ti fa piacere, possiamo ricominciarlo».
«No, no, allora non importa...» mormorai, stupita. Che avevo detto di tanto drastico per fargli cambiare così in fretta umore e atteggiamento?
«Forse è meglio che tu vada a letto, sei stanca» proseguì Axel alzandosi con attenzione.
«Sì, d'accordo» acconsentii mettendomi in piedi, un po' insicura sulle gambe. Seguii il ragazzo, sempre nell'oscurità più totale, fino alla mia camera, scontrandomi con un tavolino e rovesciando un paio di soprammobili costosi durante il tragitto. Stavo per chiedergli perché non si decidesse ad accendere qualche luce quando il suono dei suoi passi leggeri avanti a me si fermò di colpo e io gli andai a sbattere contro.
«Scusa» farfugliai, arretrando. Perché si era fermato?
Per una manciata di secondi credetti che avesse visto qualcosa di strano davanti a sé, perciò sforzai anch'io la vista nel tentativo di penetrare le tenebre, nervosa, ma poi sentii un lieve fruscio e un paio di mani fresche e grandi percorrere il mio collo fino a circondarmi con delicatezza il viso.
Sussultai, presa in contropiede. Che stava facendo?
«Axel?» chiamai con una voce roca. Il ragazzo non rispose, ma un paio di labbra morbide, invitanti e decise si premettero sulle mie, togliendomi il respiro. Mi stava... baciando?
Non ebbi nemmeno il tempo di chiudere gli occhi, o forse non ne ebbi mai l'intenzione, che il contatto, tanto repentino e inaspettato, si interruppe così com'era avvenuto.
Rimasi immobile, gli occhi sgranati nel buio e il fiato corto, in tilt. Non potevo crederci. Doveva trattarsi di un sogno, era sicuro; sì, stavo ancora dormendo, non c'era altra spiegazione!...
Il cigolio sommesso di cardini che ruotavano mi fece trasalire. Axel aveva aperto la porta della mia stanza, bagnata al centro da una pozzanghera di luce lunare che filtrava dalla finestra. Grazie a quella argentea fonte luminosa potevo distinguere con chiarezza il profilo del ragazzo intento a fissarmi, ma preferii tenere ostinatamente gli occhi rivolti al pavimento ricoperto da moquette.
«Buonanotte» sussurrò con dolcezza Axel chinandosi di nuovo per baciarmi, ma stavolta ero pronta, così voltai il viso in modo che le sue labbra mi sfiorassero innocentemente la guancia.
«Buonanotte» risposi rigida oltrepassando in fretta la soglia della mia stanza. Quando alzai gli occhi, mi accorsi che Axel sembrava intenzionato ad aggiungere qualcosa. Strinsi le labbra e gli chiusi la porta in faccia per poi gettarmi sul letto, nascondendo il viso bollente nel fresco sollievo del cuscino di piume.


La mattina dopo mi svegliai ancora confusa. Avevo fatto strani sogni tutta la notte e ognuno riguardava Axel, perciò mi alzai convinta che l'avvenimento della sera precedente non fosse altro che un incubo. Ricordando le indicazioni di Axel, riuscii a trovare al primo tentativo la porta del bagno, nel quale mi chiusi per dei buoni minuti nel tentativo di rendermi presentabile.
Finalmente, sveglia e pimpante per quanto possa esserlo qualcuno che non ha dormito che poche ore, mi trascinai in cucina, sorprendendomi di trovarci già un Axel vestito di tutto punto e bello riposato intento a sorseggiare caffè.
«Buongiorno!» mi salutò allegro riponendo un libro orrendamente simile al testo di filosofia.
«Non dirmi che ti sei già messo a studiare» mugugnai lasciandomi cadere su una sedia libera, stanca.
«Giusto una ripassata veloce aspettando che ti svegliassi» sorrise alzandosi e andando ad ispezionare la credenza. «Che vuoi per colazione? Dovrebbero esserci cereali, toast, una confezione o due di biscotti... da qualche parte dovrebbero trovarsi anche delle ciambelle» asserì voltandosi a guardarmi, in attesa di una risposta.
Un colpo al cuore. Una fitta allo stomaco.
«I biscotti vanno benissimo, grazie» risposi in fretta facendo una smorfia che doveva assomigliare a un sorriso. A quanto pareva, il destino ce l'aveva con me! E tanti saluti all'estraniazione completa dal mondo “Bill Kaulitz & Co.”
Sospirai, giocherellando con i bordi della tovaglia ricamata. No, in realtà ero io che lo vedevo dappertutto. Ovunque fossi andata, per quanto lontano e attraverso il tempo, lui sarebbe stato con me, sempre.
Non era forse lui a promettere di rimanere “an deiner seite”?
«Da bere cosa preferisci? Tè? Caffè? Succo di frutta?» continuò Axel continuando a rovistare fra le mensole.
Mi riscossi immediatamente. «C-caffè, grazie» balbettai affrettandomi a prendere un biscotto al cioccolato dalla confezione che mi aveva posato davanti.
«Bene, allora è già pronto» mormorò Axel prendendo una tazza e versandoci dentro il contenuto della caffettiera già sui fornelli. «Dovrebbe essere ancora caldo, ma se non ti va posso riscaldarlo» disse porgendomela e sedendosi a sua volta di fronte a me.
«Dormito bene?» chiese poi con aria sorniona osservandomi da sotto la frangia.
«Non molto» ammisi sorseggiando il caffè, e per poco non lo sputai: era bollente.
«Ti capisco, nemmeno io riesco mai a prendere sonno facilmente quando devo dormire in un letto diverso. Andare in vacanza è un vero e proprio tormento» ridacchiò incrociando le braccia e posandoci sopra la testa, senza smettere di osservarmi. In verità il motivo per cui quasi non avevo chiuso occhio era un altro, ma non mi parve il caso di farglielo notare.
«Tu non mangi?» chiesi invece, imbarazzata. Avrebbe dovuto rendersi conto ormai che non mi piaceva essere osservata.
«Ho già fatto colazione prima» ribatté impassibile sondandomi con quegli occhi di un blu quasi innaturale.
Annuii, nervosa e con lo stomaco chiuso, abbandonai il sacchetto dei biscotti e cercai di finire il prima possibile il mio caffè.
«Perché sei sempre così imbarazzata?» domandò all'improvviso Axel. Per la sorpresa quasi mi lasciai sfuggire la tazza che stavo per posare delicatamente, e riuscii a evitare che si rompesse solo afferrandola in extremis con la punta delle dita.
«Co... cosa intendi?» farfugliai facendo la finta tonta. Di sicuro non mi serviva uno striscione di due metri e mezzo per far capire agli altri quanto fossi timida, ma non per questo mi sarei messa a sbandierarlo come niente fosse.
«Be', arrossisci di continuo, fai cadere le cose, balbetti e salti per aria ad ogni sciocchezza» elencò Axel contando sulle dita. «Tutto questo come lo chiami, disturbi della crescita?» ghignò. Serrai le labbra, offesa.
«Magari “timidezza” sarebbe più appropriato» borbottai a denti stretti.
«D'accordo, come vuoi. Mi chiedo allora perché questo atteggiamento ce l'hai solo con me» continuò tranquillo alzando le sopracciglia.
«Non è vero che sono così solo con te, mi capita anche con...» Mi morsi la lingua e m'interruppi: per poco non mi ero lasciata sfuggire il nome di Bill. «Be', un po' con tutti» conclusi, esitante.
«Non con Melodie. E credo che nemmeno con quel gran furbo del cantante tu sia poi così impacciata» controbatté Axel stirandosi come un gatto.
Altro colpo al cuore. Possibile che ormai mi bastasse il minimo accenno a lui per sentirmi così? La verità era che Bill mi mancava, mi mancava da morire, e avrei dato qualunque cosa per averlo davanti a me, al posto di Axel.
Sentivo che quegli occhi azzurri belli e dannati mi stavano ancora fissando, perciò cercai di comportarmi con naturalezza e fingere di essermi goduta la colazione.
«Vuoi che cominciamo subito a studiare?» chiesi disinvolta, cominciando a sparecchiare.
«A dire la verità io dovrei fare una commissione, però sarò di ritorno prima di pranzo» annunciò Axel aiutandomi a mettere via.
«D'accordo, non c'è problema. Proverò ad andare avanti da sola intanto» sorrisi riponendo i biscotti ben chiusi nella credenza.
La suoneria del mio cellulare, lontana lontana, persa nei meandri della casa, echeggiò fino alla cucina, ricordandomi di averlo lasciato acceso dalla sera prima. Mollai la tovaglia in braccio ad Axel e filai via alla ricerca di quel piccolo aggeggio. Per fortuna lo trovai quasi subito, mezzo sepolto sotto i vestiti di ricambio in fondo alla borsa.
«Pronto?» ansimai senza nemmeno guardare il nome sul display.
«Raccontami tutto!» esclamò dall'altra parte una voce fin troppo familiare.
«Mel? Sei tu?» domandai più per perdere tempo che per assicurarmi davvero della sua identità: il suo modo di fare l'avrei riconosciuto fra milioni.
«Non cercare di tergiversare, carina, voglio sapere tutto nei minimi dettagli!» trillò allegramente Melodie.
«Non c'è niente da dire» sbuffai. Mi alzai per chiudere la porta.
«Ho capito, vuoi fare la preziosa. Ti ricordo però che noi abbiamo fatto un patto, e quindi sei praticamente obbligata a dirmi tutto, soprattutto in questo caso, nonché...»
«Mel, Mel, calma!» la interruppi. «Sul serio, non abbiamo fatto niente».
«Tesoro, tutte le volte che io mi sono fermata a casa di un ragazzo non è stato per poi dire “non abbiamo fatto nulla di che”, e di sicuro non ci andavo per dormire» sospirò Melodie come se mi stesse spiegando qualcosa di molto elementare che non riuscivo a capire.
«Ecco, appunto, tutte le volte che tu sei andata da un ragazzo è finita così, ma Axel è diverso, e...» Mi interruppi, confusa. Davvero Axel era diverso? In fondo, la sera prima...
Il ricordo del bacio appena accennato davanti alla mia camera mi esplose nitido nella mente separandosi dalla massa di immagini confuse che avevo sognato quella notte.
«Ma davvero? Aspetta, fammi indovinare: ti ha baciato, giusto?» chiese la mia amica, maliziosa.
Ancora sotto shock, annuii con gravità, poi mi ricordai che non poteva vedermi e mormorai un roco «Sì».
«E non ne hai approfittato?!» strillò Mel incredula. «Ma scusa, quando ti ricapita un'occasione del genere con un figo così?»
«Il punto è che io non voglio illuderlo, e poi sai benissimo che mi piace ancora Bill» ribattei, cupa.
Mel sospirò. «Be', sono sicura che se anche ti distraessi un po' e ti rilassassi, quel porcospino smemorato non se l'avrebbe a male»
«Io me la prenderei tantissimo» bofonchiai. «Insomma, hai visto cos'è successo pochi giorni fa».
«Aspetta un secondo» sussurrò concitata Mel prima di rivolgersi a qualcuno dalla sua parte. «No, non stavo parlando di te, tornatene a giocare con Tom... no, ehi, fermo! Non è lei, dai, ridammelo!»
«Amelia?» esclamò ansiosamente un'altra voce. Stavolta il cuore mi si bloccò del tutto. Era la sua voce, era lui. Quanto mi era mancato sentirlo parlare. «Amelia, sei tu?» continuò Bill, affannato dalla lotta con Mel per la padronanza del cellulare.
Non risposi, strinsi le labbra e digrignai i denti per non lasciarmi sfuggire nemmeno un singhiozzo.
«Amelia, ti prego, torna a casa! Mi manchi da morire, devi tornare! Per favore, Amelia – Melodie, stai buona! - non riesco a stare senza di te!» esclamò la voce straziata, dilaniata.
Mi strappai via il piccolo aggeggio dall'orecchio e misi giù. Poi, con la mano che tremava e il cuore che pian piano si sbriciolava sotto i miei occhi, spensi il cellulare e lo confinai nell'angolo più remoto della stanza.












'Oby's Note: Niente da dire, se non che Lia sarebbe da malmenare brutalmente in questi capitoli (e sono io a dirlo). Povero Bill. ç_ç
Axel invece... eh, lui per ora è ancora un'incognita. A voi scoprirlo nei prossimi capitoli! <3
 
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CAT_IMG Posted on 22/12/2011, 19:52
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CITAZIONE
Ma che mi veniva in mente? Axel non aveva certo pensieri maliziosi come Mel e Tom.

Ma nooooo, quando mai!! E' un santo, certo!

CITAZIONE
«No, no, a dire la verità volevo chiederti se avevi voglia di fermarti ancora un po'» rispose precipitoso Axel..

Ecco appunto! L'avevo giusto ipotizzato nel commento al capitolo precedente. Sotto sotto non gli sarebbe dispiaciuto se Mel avesse abboccato al suo amo. Ogni sua parola sembra voler dire "una qualunque delle due mi va bene, purchè la serata si concluda con un sucesso". Proprio una bella personcina questo Axel, eh?
Il suo personaggio proprio non mi va giù, è così evidente quali siano i suoi fini!
No cara, per me lui non è affatto un'incognita u.u
Piuttosto, povero Bill! Mi dispiace tanto per lui. Non merita di essere messo in disparte così!
 
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